Soffro di una malattia reumatica: posso avere un bambino?
Abbiamo visto (confronta Newsletter 4) come le malattie reumatiche non coinvolgano solo gli anziani. La loro diagnosi, anzi, avviene sempre più spesso in una popolazione con esigenze particolari: le donne in età fertile.
Le donne, per inciso, sono più predisposte degli uomini a sviluppare queste malattie, e ciò è in parte dovuto al ruolo degli ormoni sessuali (estrogeni), tipici della donna.
Tornando alla diagnosi precoce, questa avviene sicuramente grazie ad una maggiore attenzione verso queste malattie, che stiamo faticosamente facendo conoscere con campagne dedicate a mezzo stampa e web (vedi i seguenti link: 1-malattie autoimmuni e gravidanza e 2-Malattie Reumatiche e Salute Riproduttiva della Donna).
Spesso le giovani pazienti manifestano smarrimento e ansia di fronte a queste diagnosi, e il tema di una ricerca della gravidanza deve essere necessariamente affrontato dallo specialista reumatologo (idealmente, fianco a fianco col collega ostetrico-ginecologo, come avviene nei maggiori centri ospedalieri che prevedono tale ambulatorio “congiunto”).
Se, insomma, la “cattiva notizia” consiste nel fatto che sia più frequente che capiti una diagnosi di malattia reumatica in giovane età, le buone notizie sono più d’una. Anzitutto, esistono le cure, siano esse a base di farmaci “tradizionali”, che biologici (vedi Newsletter 3).
La principale (ma fondamentale!) accortezza sta proprio nel discutere della compatibilità di questi farmaci con la gravidanza (e qui entra in gioco il reumatologo specializzato in gravidanze), perché alcuni di essi possono essere controindicati (teratogeni, quindi causare malformazioni del feto).
E’ dunque buona norma affrontare per tempo l’argomento e cautelarsi.
Altro aspetto fondamentale è la tempistica, o, come va di moda dire adesso, il timing del concepimento.
La malattia, come dimostrano numerosi studi, dev’essere in fase più possibile quiescente, allorché si decide di cercare una gravidanza. Le conseguenze, altrimenti, possono essere nocive per la madre e il nascituro.
L’ultima raccomandazione riguarda uno stretto monitoraggio della gravidanza stessa, con controlli cadenzati che variano dalle 2 alle 8 settimane, in base alla gravità del quadro clinico (“le mie pazienti mi rimproverano sempre: Dottoressa, vedo più lei di mio marito, in questa gravidanza!”).
Sono tre regole semplici ma di fondamentale importanza.
Ricapitolando:
- In base alla diagnosi (che deve essere ben chiara), discutere col Reumatologo le scelte di terapia compatibili con la gestazione.
- La malattia deve essere sotto controllo: in caso contrario, è consigliabile temporeggiare (non significa rinunciare!).
- Non “sparire” dal radar del reumatologo specialista in gravidanze, nel corso della stessa! Se è come me, vi verrà a cercare…
Ciò detto, diventare madri, pure soffrendo di una malattia reumatica, è assolutamente possibile!
Anzi, a volte le sfide un poco più complicate, regalano grandi soddisfazioni…e bellissimi pupi.