I farmaci biologici (o, come sarebbe più corretto definirli, bio-tecnologici) sono una vasta categoria di nuovi farmaci che ha cambiato radicalmente la cura delle malattie reumatiche.
I primi risalgono all’inizio degli anni 2000, ma tuttora se ne aggiungono ogni anno, esponenzialmente.
Sono un’opzione terapeutica essenziale per tutte quelle forme reumatiche (artriti, connettiviti, vasculiti) che non rispondono alle terapie “tradizionali”.
Ma, come sempre, riguardo ad essi esistono miti e realtà.
Non sono, innanzitutto, “naturali”. Il loro termine (in inglese, e di conseguenza nella traduzione italiana) li distingue dai farmaci “sintetici” che si usavano prima del loro avvento, ed hanno tuttora una grande utilità. Mentre i farmaci “sintetici” sono prodotti da sintesi di prodotti chimici, i biologici sono molecole bio-ingegnerizzate: si creano degli anticorpi (proteine) assemblando parti di anticorpi (umani, ma anche murini) già esistenti in natura. Non sono quindi “naturali” nel senso di “bio”, come la frutta senza pesticidi…Ma sono di derivazione naturale e molto selettivi, ovvero mirati a bloccare le molecole dell’infiammazione.
Sono dunque da preferire sempre agli altri?
La risposta è articolata. Se, infatti, hanno un’efficacia maggiore nelle forme di malattia resistenti alla terapia convenzionale, si sa che possono anche determinare delle complicanze rilevanti: infezioni, peggioramento di cardiopatie o altre compromissioni d’organo, rischio di riattivare o sviluppare alcuni tumori.
Sono dunque destinati ad una particolare popolazione di pazienti, che falliscono i trattamenti standard e non devono avere malattie concomitanti, e proprio per escludere questo vengono sottoposti a screening mirati.
Una grande risorsa, dunque, nella scelta della quale solo lo Specialista Reumatologo vi può guidare, avendo presente il vostro profilo e conoscendo il rapporto rischio/beneficio delle varie terapie a disposizione.