Caldo o freddo per i dolori articolari?

Traendo spunto dal finire della stagione estiva, mi piace oggi affrontare un dubbio che mi viene sottoposto da molti pazienti: per contrastare i dolori articolari, meglio esporsi al caldo o al freddo?
Partiamo con la premessa che in medicina, come del resto nella vita, tutto è soggettivo: a parità di situazioni, a volte si beneficia di comportamenti opposti.

Le artriti infiammatorie, tuttavia, sono contraddistinte (come bene spiega il loro nome) da una flogosi articolare, parole greca che indica, appunto, l’infiammazione.

Aulo Cornelio Celso (25 a.C. – 50 d.C.), enciclopedista e medico romano, descrisse per primo le caratteristiche cliniche proprie dell’artrite: rubor (rossore), calor (aumento della temperatura), tumor (tumefazione), dolor (dolore) e functio laesa (impotenza funzionale). Sono le domande che tuttora, dopo più di 2000 anni, poniamo ai pazienti per capire se è presente un’infiammazione.
Va da sé che molti soggetti si giovino del freddo (ghiaccio, o immersione della zona colpita in acqua fredda) nelle fasi più acute dell’artrite (penso soprattutto alla gotta, che colpisce elettivamente la prima articolazione del piede ed ha un esordio particolarmente violento, rapido e doloroso).

Tradizionalmente, quindi, si può intuire la funzione del “passare le acque” termali per chi è affetto da malattie muscoloscheletriche. Mi diverte ricordare che alcune tra le maggiori scuole di reumatologia sono nate proprio in zone di richiamo per le proprietà delle acque termali (una su tutte, Baden-Baden in Germania).

Un altro fattore che può alleviare il gonfiore e il dolore articolare è l’esposizione ad acque molto ricche di sali, come anche quella del mare. Consiglio sempre ai miei pazienti, ove possibile, di fare lunghe camminate coi piedi a mollo: fa bene allo spirito, ma soprattutto al fisico. Ciò si spiega con una reazione chimica, che fa sì che i liquidi siano attirati fuori dall’organismo se esposti a soluzioni ipertoniche (l’acqua del nostro corpo, cosiddetta “fisiologica”, non è altro che una soluzione salina allo 0.9%, mentre le acque minerali, termali, e più di tutte quella marina, grazie alla presenza di sali, sono molto più concentrate). Questo determina un effetto decongestionante della zona infiammata.

Molte altre persone, tuttavia, riferiscono di provare sollievo dall’applicazione di caldo sulla zona dolente: come mai?

Addentriamoci un poco nell’anatomia e nella patologia delle malattie reumatiche.

La componente infiammatoria, “flogistica”, che provoca dolore, si accompagna regolarmente ad altri meccanismi. La contrattura muscolare è il principale, ed amplifica, in un meccanismo “a cascata”, la percezione del dolore. Ebbene, la contrattura (muscolare e tendinea), come tutti sappiamo, migliora con l’applicazione di sostanze calde. Esistono addirittura in commercio dei pratici cerotti “scaldanti” che hanno preso il posto della cara e vecchia boule dell’acqua calda con cui le nonne hanno sempre curato ogni genere di dolore…

Allo stesso modo il dolore degenerativo, tipico dell’artrosi, è contrastato dal calore. A questo servono i fanghi termali, i bagni caldi con tutte le loro varianti geografiche e culturali (sauna, bagno turco…), le pietre scaldate dei massaggi orientali, ma soprattutto la luce del sole (chissà perché, dopo una certa età, si è più attratti dai climi temperati, che siano la bella riviera Italiana o posti più esotici come i tropici!).

Potremmo dire, in definitiva, che il rimedio che adotti, indica il tipo di dolore che hai…Un’indicazione importantissima per noi stessi, e per il nostro medico.